testimonianze di pazienti nel loro 

percorso psicoterapeutico

Come in un viaggio, nello studio di psicoterapia si incrociano strade, si intrecciano storie. 

Chi parte ricerca un sogno, una realizzazione, una liberazione...ma è la strada, con i suoi ostacoli, le sue difficoltà, le sue sorprese e i cambi di rotta che definisce il vero e più intimo cambiamento: quello della propria prospettiva, quello che ci riporta a noi stessi.

In questi anni ho avuto l'onore di accompagnare in questo viaggio di ri-scoperta uomini e donne che a partire da un disagio, un dolore, una sofferenza, hanno saputo osservare pazientemente la strada che stavano percorrendo aprendosi al nuovo ma anche osservandosi allo specchio, con i propri pregi e difetti, imparando quello che è davvero importante, alla fine di tutto: accettarsi.

Io, di fronte a loro, ho raccolto una serie di affermazioni che penso possano essere utili per chi è alla ricerca di sè stesso, per chi come loro sta vivendo un periodo difficile ma non riesce a trovare la forza per fare il primo passo e iniziare il proprio percorso.

Come una fotografia, trattengo le loro tracce, le loro storie, le loro memorie.


Sento che con questo percorso è cambiato il mio atteggiamento verso l'infertilità. A volte penso che forse non potrò mai avere un figlio ma questo non mi distrugge più come prima . Mi sono resa conto che da quando è iniziata la ricerca, e quindi da anni, mi sono annullata e che anche la coppia ne ha risentito. Oggi voglio vivere il momento presente, pensare a me e a noi anche al di là del nostro desiderio di diventare genitori.


Avevo iniziato da poco il percorso per situazioni del passato che continuavano a creare sofferenza e sono rimasta incinta. Nel giro di poco tempo sono scivolata in un buco nero di terrore, faticavo a dormire, a mangiare, a fare le cose di ogni giorno. Eleonora è stata molto decisa nell'affrontare la situazione e questo mi ha fatta sentire al sicuro. Ha coinvolto subito il mio compagno nel percorso e attivato un lavoro di rete con altri professionisti. Ho sentito che non ero sola, che c'erano altre persone al mio fianco che potevano capirmi ed aiutarmi e questo mi ha permesso di tornare velocemente a galla. Lo so, stavo entrando nella depressione. Per fortuna l'intervento è stato immediato.


Sono arrivata a questo percorso dopo varie psicoterapie tentate a causa della perdita del mio bambino in gravidanza. Erano passati diversi anni da allora ma ancora ne subivo le conseguenze in termini di rabbia, attacchi di panico e pensieri ossessivi. Non sapevo che lo psicoterapeuta potesse essere formato nello specifico su questi temi ma devo dire che ho notato la differenza. Grazie a questo percorso ho imparato ad accettare il mio dolore, a non combattere contro un'immagine di me che mi faceva sentire fragile e inadeguata. Non mi sento più sbagliata come prima, alla ricerca continua del controllo. Quello che mi è successo fa parte della mia vita ma decido di non restare ancorata a questo dolore, voglio prendermi cura di me e riconoscere le cose belle che mi circondano nel momento presente, se no perderei anche queste.


Durante la gravidanza ho alternato diversi stati d'animo, la gioia e la felicità sono arrivate un attimo dopo, nonostante fosse una gravidanza cercata. All'inizio c'è stata la paura, anche il test dall'anno scorso era positivo, poi però c'era stato l'aborto spontaneo e il dolore, dentro e fuori di me. Questa emozione l'ho consapevolmente ignorata, fino a quando la gravidanza è proseguita e si è sommata la paura del dolore del parto, la preoccupazione di non saper gestire il travaglio perché non sapevo cosa aspettarmi. In più anche le dinamiche di coppia stavano già cambiando e non era sempre facile capirsi: avevo più bisogni, facevo più richieste al futuro papà ma allo stesso tempo mi sentivo in colpa. Il mio percorso di terapia è partito proprio da lì, Eleonora mi ha accompagnata ad accettare io per prima le mie esigenze, a capire il perché erano cambiate e che era fisiologico che stesse accadendo. Poi è arrivata la prima contrazione alle 2 di notte, temuta e attesa, ho ripensato ai colloqui: le informazioni "pratiche" sono state degli appigli mentali fondamentali che mi hanno aiutata a monitorare l'evolversi della situazione. Il lavoro più specifico su me stessa ha invece avuto un effetto bellissimo, mi sono sentita in grado di reggere la situazione, la stavo gestendo, stavo accettato quello che stava accadendo lasciandomi andare ma allo stesso tempo ne ero padrona. Questo ha diminuito tantissimo la preoccupazione e l'ansia, lasciando spazio all'eccitazione perché, dopo nove lunghi mesi, finalmente la stavamo per conoscere.


*Ho passato mesi e mesi di grande rabbia e tristezza, ancorandomi al passato e al pensiero che non avrei potuto avere un figlio in maniera naturale come desideravo. Nascondevo queste emozioni a me stessa e proseguivo rigida per la strada che per me doveva essere la mia. Questo non faceva che crescere ancora di più la sofferenza che provavo. 

Arriva un punto in cui sei costretta ad accettare, anche se la tua volontà ti portava in altre direzioni. Oggi vivo il presente un passo alla volta, accetto di non poter avere naturalmente un figlio e sono pronta alla fecondazione assistita. Ho perso l’aspettativa ideale ma resta la speranza. Quella non morirà mai.*


*Dopo numerosi tentativi falliti di procreazione medicalmente assistita nel momento in cui ho deciso di iniziare una psicoterapia e gli incontri si sono susseguiti nel tempo sono rimasta incinta. Il motivo resta un mistero. E' stato il caso? Il destino? Era arrivato il mio momento? O c'era qualcosa che mi bloccava dal punto di vista psicologico? Quello che so per certo è che con questo percorso sono cambiata ed è cambiato il mio punto di vista sulle cose. Quando sono arrivata qui soffrivo di attacchi d'ansia, mi sentivo incapace di riuscire a raggiungere un obiettivo per me importantissimo: diventare madre. Il solo pensiero di doverci rinunciare mi dava l'idea di un futuro vuoto, mi sentivo smarrita e la mia mente era offuscata. Aprendo la visuale sulle cose positive che animavano la mia vita e che si trovavano al di là di quell'obiettivo che mi sembrava ormai un miraggio, il senso di appagamento ha colmato il senso di vuoto che era diventato per me insopportabile. Proprio nel momento in cui ero pronta a lasciar andare tutto è cambiato dentro e fuori di me.*



*Questo percorso mi ha permesso di spostare l’attenzione dal problema sessuale che avevo e che mi creava notevole disagio alla relazione di coppia, a quanto è importante la complicità e comunicazione tra di noi, ai meccanismi che attivano il desiderio. Ora sono in grado di riconoscere le mie sensazioni, i miei pensieri, di comprendere che cosa facilita e cosa ostacola l’intimità. Non prendo più in considerazione un modello ideale di atteggiamento nei confronti della sessualità ma faccio riferimento alle mie e alle nostre esigenze, bisogni e desideri.*



*Tempo fa non capivo cosa mi stesse succedendo. Passavo ore a letto a piangere disperata e completamente inerme, bloccata. Credevo di essere pazza. Con il passare delle sedute ho capito che questi momenti depressivi fanno parte di me ma ho imparato a gestirli e ora non hanno più il potere di annientarmi completamente. Ora sento di avere io il controllo della situazione e all'arrivo dell'ondata di tristezza la accolgo, cerco di comprenderne il significato, e poi la lascio andare, cercando di dedicarmi ad attività che mi fanno stare bene. Ho scoperto che gran parte del mio disagio dipendeva dalla mia dedizione e attenzione nei confronti degli altri. Ora invece ho imparato a dedicarmi a me stessa, ad ascoltare e assecondare i miei bisogni, a sentirmi più libera*.


Da un sogno portato in terapia: *E' buio, sto scappando da qualcuno. Vedo una ragazza spaventata nascosta dietro un cespuglio, la prendo per mano e la invito ad alzarsi. Iniziamo a correre insieme, mano nella mano, io davanti a lei. Quando mi giro per chiederle come sta rimango scioccata nel vedere che quella ragazza sono io*.



*Odiavo la mia vita, ma ora ho capito la differenza tra pulire e ristrutturare e sento il bisogno di ristrutturarla. Pulire significherebbe solo togliere lo schifo, ristrutturare invece significa abbattere una parte del vecchio per lasciare spazio a qualcosa di nuovo, pur rispettando le regole e mantenendo l'integrità iniziale*



*La mia impulsività mi ha portato a compiere azioni distruttive. Parlandone ho imparato ad avere un maggiore controllo sulle mie sensazioni, ma anche a conoscere le emozioni che si celano dietro. Ho imparato ad analizzare le mie paure, ad analizzare i problemi e a diluirli, senza la pretesa di risolvere tutto e subito. E per certe cose ho imparato anche a dire "Io mi arrendo".*



*La mia insicurezza mi ha spesso portata a diventare invisibile agli occhi degli altri quando il mio bisogno di fondo era invece quello di entrare in relazione. So che devo mettermi in gioco e giocare tutte le mie carte perchè ora le conosco e, conoscendomi, non posso più permettermi di nascondermi*



*Se ripenso ad un anno fa non mi riconosco più. Gli attacchi di panico erano talmente forti che non riuscivo più a guidare ed andare a lavorare. Ora sto bene e mi sento rinnovata perchè ho imparato a conoscere le mie emozioni, accettare i miei pensieri e a dire le cose nella giusta maniera perchè se tengo tutto dentro poi sto male*



*Quando il mio sintomo fisico è diventato talmente invasivo da diventare una vera e propria malattia ho capito che dentro di me qualcosa non andava. Da lì è iniziata la mia trasformazione. Per anni mi sono adattata a ciò che gli altri volevano da me non considerando, schiacciando chi sono veramente. La frenesia mi permetteva di chiudere dentro di me la mia emotività che poi si andava però ad esprimere attraverso il dolore fisico. Ora capisco che non devo pensare di risolvere questo problema ma imparare ad accoglierlo e chiedermi "E adesso tutta questa roba dove la mettiamo?". Così, ciò che credevo una debolezza può diventare un mio punto di forza*