L' ELABORAZIONE DEL LUTTO

Amore e dolore si trovano strettamente collegati tra loro, come due facce della stessa medaglia.

Il coinvolgimento affettivo e relazionale nei confronti di persone (e non solo) a noi care, comporta una dolorosa ferita nel momento in cui, per scelta o destino, ci troviamo costretti a prendere le distanze. Non solo morte quindi, ma anche fine di un amore, allontanamento fisico per traslochi, importanti cambiamenti di vita e quant’altro. Dove si crea una mancanza parliamo di lutto e del lento, complesso, difficile lavoro di rielaborazione della perdita.

Secondo la prospettiva psicoanalitica, la perdita determinerebbe un processo che assorbe completamente la vita psichica dell’individuo, denominato lavoro del lutto, attraverso il quale l’energia psichica precedentemente investita sulla persona perduta viene lentamente ritirata verso l’Io.  

Durante le fasi iniziali di questo processo si assiste ad un pensiero focalizzato sull’assenza, che porta a concentrare tutte le attenzioni sui ricordi, gli oggetti, i luoghi collegati a chi non c’è più. Questo comporta un isolamento mentale, e a volte anche fisico, volto a preservare la presenza, almeno sul piano mentale, e un disinteresse nei confronti di tutto il resto. Tuttavia, il continuo confronto con una quotidianità che parla di questa assenza implica l’impossibilità di preservare a lungo questo stato, dovendo fare i conti con la dura realtà.  Ciò comporta un dolore pervasivo e struggente che favorisce, d’altra parte, un progressivo distacco. La forza di questo dolore è dovuta non solo all’assenza, ma anche alla difficoltà nel riallacciare i legami con il mondo esterno e nel dover ricostruire un mondo interiore che si sente in pericolo di crollo. L’elaborazione del lutto mette necessariamente in contatto, quindi, con uno stato depressivo, caratterizzato da tristezza invincibile, mancanza di energie, incapacità di godere dei piaceri della vita poiché la perdita induce la sensazione di aver a propria volta perduto o danneggiato una parte del Sè. Il processo di elaborazione si conclude nel momento in cui l’energia psichica è definitivamente ritirata da chi è venuto a mancare e si iniziano a ri-annodare nuove relazioni con il mondo esterno. 

E’ davvero possibile un ritiro definitivo dell’energia? Questo dipende da tanti fattori quindi non esiste una risposta univoca. A seconda del tipo di rapporto, del coinvolgimento affettivo, delle proprie caratteristiche di personalità, del sostegno esterno, delle condizioni di vita,(ecc.) con il tempo, sarà possibile ri-alzarsi, ri-costruirsi, ri-pensarsi in un mondo in cui una presenza che ci ha accompagnato per un tratto del nostro cammino è venuta a mancare.

Solitamente, nella sua fase acuta, la rielaborazione del lutto viene completata entro 6-12 mesi, anche 24 in caso di perdite di figure relazionali primarie. Tuttavia, i tempi sono molto soggettivi e variabili a seconda di fattori personali e situazionali. A volte però questo processo viene interrotto, profondamente rallentato o cristallizzato a causa dell'impossibilità di accettare il significato emotivo della perdita relazionale. Si parla in questi casi di lutto complicato, quando quello che è il dolore emotivo che accompagna normalmente ogni lutto si amplifica fino ad assumere forme psicopatologiche come depressione, attacchi di panico, somatizzazioni ed ipocondria. In questi casi un percorso psicologico risulta importante al fine di fornire uno spazio all’interno del quale poter esprimere il proprio dolore aprendo nuovi spazi di riflessione riguardanti non solo la morte e la perdita, ma anche la (propria) vita.