All’inizio era ectoderma, un microscopico foglietto che compare durante la terza settimana dell’embriogenesi. Da esso, con il tempo, si svilupperanno pelle e tessuto nervoso.
Fin dagli albori della nostra esistenza, quindi, pelle ed emozioni sono strettamente collegate tra loro, condividendo la stessa struttura cellulare di partenza, e manterranno con il tempo profondi rapporti ed interconnessioni, rendendo in tal modo la pelle un veicolo di comunicazione ed espressione dei propri vissuti emotivi.
Il tatto è il primo senso a svilupparsi nel feto e già in epoca prenatale è possibile una comunicazione tra esterno ed interno attraverso l’amorevole carezza dei genitori, capace di trasmettere al bambino presenza, accoglienza e relazione.
Successivamente, al momento della nascita, è nuovamente il contatto, ed in particolare quello pelle a pelle, a favorire innumerevoli benefici per la mamma, il suo bambino e la loro relazione.
Fino ai sei mesi di vita il bambino impara a conoscere il mondo esterno e a creare le prime impressioni di sé e di chi lo circonda attraverso il suo corpo ed in particolare la sua pelle. Tutte le sue sensazioni, emozioni ed affetti, non avendo ancora la possibilità di fare ricorso ad un pensiero strutturato, passano attraverso la pelle e il contatto, principalmente con chi si prende cura di lui in maniera costante. La figura del caregiver, nella maggior parte dei casi rappresentato dalla sua mamma, svolge un ruolo centrale in questa epoca. Prevale infatti uno stato simbiotico, la sensazione del bambino di essere un tutt’uno con lei, di condividere la stessa pelle. Per tale motivo, il dolce contatto e la capacità da parte dell’adulto di contenere il piccolo durante stati esplosivi di sofferenza psicofisica risulta calmante, gratificante e favorisce una buona strutturazione non solo del suo schema corporeo ma anche della sua personalità.
La pelle è l’organo più esteso di tutto il corpo umano. Essa avvolge il nostro corpo creando un confine tra ciò che è fuori e ciò che è dentro di noi ed è uno schermo sul quale vengono espresse sensazioni ed emozioni interne attraverso rossore, pallore, piloerezione e sudorazione, diventando in tal modo un importante mezzo di comunicazione interpersonale. Inoltre la pelle, attraverso i segni che porta su di sé, come impronte digitali, cicatrici, rughe, esprime la nostra storia e la nostra unicità.
Considerato lo stretto legame pelle-sistema nervoso e la centralità della pelle nel processo di acquisizione del proprio schema corporeo e del contenimento delle proprie emozioni, possiamo quindi comprendere come problematiche che si presentano a livello della pelle come dermatiti, herpes, psoriasi possano veicolare importanti messaggi provenienti dalla nostra interiorità che parlano di emozioni calde, energie profonde e trattenute per paure, sensi di colpa, timidezza, senso di inadeguatezza che raggiungono la superficie di confine, difficoltà nel vivere certe relazioni e nel creare un buon accordo, una sintonia tra ciò che viviamo internamente e ciò, e chi, ci circonda esteriormente.
Cosa fare quindi quando un nostro disagio emotivo inizia a manifestarsi attraverso la pelle?
Prima di tutto Ascoltati. Cerca di capire quali emozioni si stanno muovendo dentro di te, quanto il tuo essere più profondo sia in dis/accordo con ciò che mostri, o vuoi mostrare, o sei costretta a mostrare. Cerca di capire se c’è qualche situazione o persona che ti disturba o crea disagio in maniera particolare e più persistente, quasi invadente.
Una volta individuato il disagio cerca di portare l’attenzione ai tuoi desideri e bisogni. Prova a stilare un elenco degli obiettivi che vorresti raggiungere, della persona che vorresti essere, e cerca, giorno per giorno, di mantenere la centratura su di te e su ciò che ti illumina dentro.
Analizza le tue relazioni. Chiediti se qualche relazione non ti soddisfa, o ti crea disagio, o non permette di esprimere la tua identità più profonda e valuta cosa poter fare per raggiungere una buona sintonia tra ciò che porti dentro di te e le relazioni con le persone che ti circondano.
Con pazienza e gradualità è possibile recuperare l’armonia perduta, accogliere chi sei e imparare a vivere le relazioni in maniera nuova, o, se possibile, lasciarle andare….
Non sempre però è facile comprendere in maniera chiara il disagio emotivo che sta alla base di un problema psicosomatico. Questo proprio perché queste emozioni, così profonde, così dirompenti, non riescono a trovare le parole per poter essere espresse e trovano quindi un’altra strada per manifestarsi: quella del sintomo corporeo. Quando quindi prevale la confusione, la frustrazione, la sensazione di essere entrate in un circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscire, la psicoterapia può entrare in nostro aiuto, creando uno spazio, contenendo il magma di emozioni, dando loro un volto e un nome. Fornendo un confine, permettendoci di cambiare pelle e rinascere.